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Alfredo e le donne invisibili

martedì, 3 Novembre 2009 by
Alfredo e le donne invisibili

Alfredo e le donne invisibili

Alfredo era circondato da donne invisibili. Era un fatto ormai evidente, chiaramente. Come negarlo. Arrivò però dunque alla constatazione effettiva del pensiero solo più tardi con il tempo, nel salotto di casa sua, seduto ormai stanco dopo mesi e mesi di sottile routine passionale corrodente e spossante. Ma si. Ma che cazzo ci vuoi fare, pensò pragmatico.

Sprofondato nella poltrona, i piedi sui cuscini, l’occhio perso negli arabeschi dei tappeti, mentre il sole del pomeriggio caldo si inoltrava tra le fessure, ritagliandosi i suoi spazi tra le monotonie di un paranoico sentimentale (ma che di sentimento, poi, cosa vuoi che ci sia, pensa), Alfredo si calava la verità dentro l’anima.

Le donne invisibili si erano organizzate separatamente, senza conoscersi, nemmeno un po’, disponendosi nei fiumi del tempo e dello spazio in maniera sincronica e ben aderente. Senza il minimo dubbio il caso sembrava avesse elaborato uno dei suoi massimi capolavori, unico e apprezzabile solo da Alfredo che, a quanto pare, aveva gusto per l’invisibile perfezione del destino. Un orologio di meccanismi di puro cristallo, tanto chiari quanto trasparenti nel loro significato.

Si erano organizzate, dunque. Apparivano, scomparivano, si affacciavano, si incrociavano, si perdevano, si annullavano, ma sempre e comunque in ogni caso presenti. Ed era una cosa che, a pensarci, non si poteva che considerarla sconvolgente. Donne sempre presenti, costantemente, senza una piega, intatte nella loro immagine e parola, ma totalmente assenti! Totalmente materialmente invisibili all’occorrenza. Incredibile! C’erano, erano attorno ad Alfredo, lo cercavano, ma in realtà non c’erano.

Alfredo, calmati, pensò. Si prese un martini con succo d’arancia, giusto allungando la mano oltre la poltrona, verso il comodino, tanto per dare un sapore diverso alla verità con due tocchi di ghiaccio. Si passò una mano sui capelli, pensò alle sue scadenze, sorrise per essere un fottuto freelance e sospirò consolandosi almeno di valere qualcosa nella sua vita lavorativa.

Perché detto tra noi, anche tra i suoi amici, Alfredo, in fatto di amore e storie connesse, era decisamente penoso. Ma gli amici, in quanto tali, non glielo dicevano. Non si sa mai, potesse cadere più in basso dell’essere penoso, era meglio evitare di rivelare la cosa. E così lo lasciavano fare, un po’ forse lo ammiravano per la sua assenza di concretezza, lo ascoltavano, ma il massimo era il suo raccontarsi. Facendo un resoconto degli ultimi anni narrava mille storie, situazioni, aneddoti, cose incredibili di donne irraggiungibili, che lui, effettivamente, era in grado di avvicinarle per chissà quale dote o fortuna, ma, andando a stringere, volendo capire, poteva essere del puro marketing. Si vendeva e solo i migliori buffoni sanno come usare il marketing per vendere il proprio sorriso. E forse alla fine era solo questo. Non si spiegava altrimenti. Era un brutto che piace. Come si definiva.

Donne che lo chiamavano, chiedevano consiglio, non badavano alle ore del giorno e della notte, mentre lui era lì totalmente conscio di come rispondere e dispensare consigli. Donne che si affacciavano a casa, che portavano su qualche cosa, qualche omaggio, qualche dolce da assaggiare, mentre magari lui cercava di far capire loro come usare il computer. Donne che lo invitavano a casa, che lo intrattenevano parlando del più e del meno di ogni possibile e inimmaginabile distante lavoro fuori dalla sua considerazione, chiudendo la giornata con lui che legge favole alla povera donna stanca sul letto… Inguaribile attento romantico, assoluto camaleonte nell’arte del proporsi, riscuoteva il successo di difficilissime e prestigiose corti. Si sfiorava il platonico oltre il platonico. Che non è cosa facile nemmeno da spiegare e che figuratevi se stiamo qui a farvelo capire. Perché solo lui riusciva a rimanere in un rapporto platonico e ad andare anche oltre il platonico senza intaccare il platonico. Concetti che trascendono lo stesso senso della fisica dei neutrini: lui l’assoluto neutro, il jolly che colma il vuoto.

Donne che chattavano, donne che chiedevano il suo numero di telefono e che puntualmente lo chiamavano, donne che lo perseguitavano a colpi di facebook  e pedinamenti, al limite dello stalking, quasi preoccupante, ma quasi. Donne che non lo apprezzavano, ma che lo cercavano lo stesso, tanto per. Donne che dicevano di essere solo amiche, ma che capitava che capitava qualcosa, ma capitava e basta, e perciò ritorniamo così come eravamo. Donne che facevano sesso al telefono, perché era troppo conoscersi oltre senza devastare il presente all’interno di una famiglia oppressiva. Donne giovani che adoravano i suoi centimetri, pare, con effetto eco presso le rispettive amiche altrettanto troppo giovani e mai viste prima, con relativi commenti che non avrebbe immaginato, ma nemmeno. Donne che lo amavano per davvero e che lui avrebbe voluto, ma che non si sa perché non ci si vedeva se non una volta al mese o all’anno. Donne, tututù, in cerca di guai, che gli piaceva solo quello, ma che il giorno dopo scomparivano in un pianto per il senso di tradimento, in quanto avevano cambiato l’asta alla bandiera della fedeltà. Donne artiste, assolute creative pronte a sbranare l’estro, ammalianti, perse di lui solo per un periodo e totalmente scomparse dopo…

Che dire? Alfredo, che vita di merda che hai. Ma te lo dicevano i tuoi amici che se continui così rimarrai solo a vita, che non devi desiderare l’impossibile, ma fermati a qualcosa di più vicino… Alfredo chatta, risponde al telefono, esce per aperitivi, ma fondamentalmente non ha ottenuto quello che forse desiderava. Ora ha solo donne invisibili attorno a lui. Una rete fitta, al limite della paranoia assoluta. Un salotto esclusivo di capolavori intoccabili, nel vero senso della parola. I ricordi si fanno più spessi del presente, diventano tangibili quanto i fantasmi, animano i fili di un telefono, le radiazioni di un cellulare, i bit di una banda larga. Il suo amore è plastica e ricordi. E niente di più. Niente di più. Solo tra donne invisibili.

Alfredo lo sapeva. Lo ha sempre saputo.

La verità va sorseggiata fredda.

(testo e disegno: luca di francescantonio)